La favola della buona notte
recensione di Felice Carlo Ferrara
fotografie di Francesca Urbano
Una vedova dal
temperamento burbero e una ragazzina petulante; due donne abituate a nascondere
i propri sentimenti dietro maschere indurite, come se il bisogno di amore fosse
una debolezza da non rivelare. La vita intreccia inaspettatamente le loro
esistenze: la prima accetta infatti di prendere con sé la seconda, ma entrambe
non rinunciano alle distanze imposte dai relativi caratteri. Comincia così un
lungo rapporto che appare come un faticoso cammino verso una reciproca apertura,
un percorso per assimilare l'idea di maternità o di amore filiale. E,
paradossalmente, solo l'affacciarsi della morte può portare al termine di
questo viaggio. Perché spesso accade che proprio il gioco delle contraddizioni
scioglie i nodi più duri. Così dalla lontananza può nascere la vicinanza e
sulle incomprensioni più forti è possibile trovare una intesa.
Lo spettacolo, un
adattamento del romanzo Accabadora di Michela Murgia, porta in teatro le
atmosfere lugubri descritte dalla scrittrice, senza risolverlo in un registro
univoco. La regia sceglie infatti di aprire il dramma con caratterizzazioni
esasperate e di conquistare modalità naturalistiche solo dopo la prima
mezz'ora, mostrando così una maturazione
delle donne che stempera i caratteri, senza l'obbligo di mutarli nello loro
essenza.
Allo stesso modo si parte da una comicità dal sapore grottesco, per
salire solo in seguito verso forti toni drammatici che sanno culminare in un
intenso finale.
E se nelle prime
scene lo spettacolo si concentra solo sul rapporto tra le due protagoniste,
verso la fine il testo si aggancia all'improvviso al tema dell'eutanasia, senza
svilupparlo, ma spostando di fatto l'asse della drammaturgia.
Una sorta di
doppio spettacolo, quindi, che guida passo passo lo spettatore, svelandosi solo
gradualmente e che si affida soprattutto alle interpretazioni lodevoli delle
due protagoniste, Chiara Anicito nei panni della giovane Maria, e Matilde
Facheris in quelle di Bonaria. Entrambe si mostrano capaci di passare dai toni
piú esasperati alle sfumature più sottili, da un registro smaccatamente comico
ad uno prettamente drammatico.
Uno spettacolo,
quindi, animato da prove intense e in grado di tenere fino alla fine
l'attenzione dello spettatore.
La favola della buonanotte
dal romanzo Accabadora di Michela Murgia
Adattamento di Tobia Rossi
Con Chiara Anicito e Matilde Facheris
Musiche: Francesco Lori
Oggetti di scena: Luigina Tusini
Assistenti alla regia: Manuel Colamedici, Noemi Bresciani
Allestimento e regia: Marcela Serli
Produzione: Exendrama
Visto il 5 marzo 2015 a Milano presso Campo Teatrale
Nessun commento:
Posta un commento