EVA: dall’Eden al Caos e ritorno.
Un esperimento di consapevolezza.
di Monica Ceccardi
Siamo gettati dentro la creazione dalla luce strobo che ci
pone in uno stato d’urgenza e tremore. La scena è organica, viva, delimitata da
pareti di boa di seta color carne. In fondo al palco a sinistra cadono dal
soffitto quattro luci da stadio che circoscrivono un cerchio di luce piccolo,
dentro il quale una figura nuda sorge all’esistenza. E’ un lungo parto, una
gestazione ancestrale, dolce e inquietante ad un tempo. Il corpo dapprima
sciolto, nel silenzio assoluto germoglia, e poi suoni elettronici scandiscono
le tappe di questa nascita. Il battito cresce e lei, Eva, nasce. Si spoglia
della sua nudità e si veste di rosso. Ci avvisa che questo è il suo primo
giorno di vita. Sulla scena un coro di cinque voci canta i madrigali di
Monteverdi, e lei felice vive, salta, manda baci e sospiri.
Poi qualcosa si
spezza, ora è una marionetta rotta. Il fumo ce la nasconde un poco, mentre cinque
uomini e un bambino la circondano. Lei ci dà le spalle, li osserva, e loro le
gridano “puttana”, “onesta”, “donna” “tentatrice”, “furba”, “mamma”. Solo il
bimbo alla fine, continua a chiamarla, “mamma, mamma, mamma…” Lei si scioglie
in acqua, ha una crisi, il corpo epilettico, davanti al figlio. Quando si
rianima, ci dice di avere la sensazione di essere un esperimento, nient’altro di
più. Un violinista suona, il coro canta, e lei tramortita si aggira sul palco
come smarrita. Guarda il cielo e sembra indicare la terra, con paura, come a
chiedere a Dio perché è stata gettata quaggiù. Gli uomini ora le si inchinano
davanti, in preghiera, il bimbo continua a guardarla. Ecco che allora dalla crisi
Eva sembra riemergere con nuova consapevolezza: ora sa di essere bella, conosce
la storia, può vedere, provare tristezza… Ora sa che è stato l’uomo a scegliere
questa versione di tutto. Ci racconta di sua nonna, abusata dal padre, e di
come, una volta tentato di denunciarlo, sia stata picchiata ancora, e di come
l’eco di questi abusi si sia propagata su tutte le donne della sua famiglia.
Però lei, Eva, vuole redimerle e redimersi. Vuole esporre quelle ferite alla
luce. Questo, tutto questo che vediamo, è per lei un esperimento di fiducia,
bellissimo.
Zappalà crea una partitura scenica mescolando diversi elementi:
dai frammenti del “Diario di Eva” di Mark Twain, all’uso del coro, del violino,
dell’elettronica e degli uomini in scena selezionati a Verona per quest’unica data. L’esperimento funziona grazie soprattutto alla straordinaria
bravura della danzatrice Maud de la Purification, che riesce a farsi calamita
vibrante di tutto ciò che le gravita attorno. Resta tuttavia il sapore di
esperimento, in cui le parti che lo compongono a volte restano isolate, scisse,
come smarrite. Ma Eva lo sa, lei stessa è
l’esperimento. Ecco che allora la scatola del Teatro ancora una volta dichiara
la sua magia, si accende e risuona al ritmo di questa nuova e antica Epifania.
Transiti Humanitatis #2
ORATORIO PER EVA
ORATORIO PER EVA
da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà
coreografia e regia Roberto Zappalà
musiche originali Giovanni Seminerio
altre musiche Claudio Monteverdi, Madrigali (dal libro II “Non si levava ancora l’alba novella”, “E dicea l’una sospirando allora” ,“Non m’è grave il morir”)
danza e collaborazione Maud de la Purification
al violino Giovanni Seminerio
voci Quintetto Zefiro
in scena anche dieci corpi in transito
luci, scene e costumi Roberto Zappalà
realizzazione scene e costumi Debora Privitera
foto Lorenzo Gatto
il progetto Transiti Humanitatis è una produzione
compagnia zappalà danza – Scenario Pubblico international choreographic centre Sicily
in collaborazione con
Impulstanz (Vienna)
Teatro Garibaldi/Unione dei Teatri d’Europa (Palermo)
Teatro Comunale di Ferrara
Teatro Massimo Bellini Catania
coreografia e regia Roberto Zappalà
musiche originali Giovanni Seminerio
altre musiche Claudio Monteverdi, Madrigali (dal libro II “Non si levava ancora l’alba novella”, “E dicea l’una sospirando allora” ,“Non m’è grave il morir”)
danza e collaborazione Maud de la Purification
al violino Giovanni Seminerio
voci Quintetto Zefiro
in scena anche dieci corpi in transito
luci, scene e costumi Roberto Zappalà
realizzazione scene e costumi Debora Privitera
foto Lorenzo Gatto
il progetto Transiti Humanitatis è una produzione
compagnia zappalà danza – Scenario Pubblico international choreographic centre Sicily
in collaborazione con
Impulstanz (Vienna)
Teatro Garibaldi/Unione dei Teatri d’Europa (Palermo)
Teatro Comunale di Ferrara
Teatro Massimo Bellini Catania
“Oratorio per Eva” è, dopo “Invenzioni a tre voci”, la
seconda tappa del progetto Transiti
Humanitatis; ulteriore cammino di un percorso che avrà come stazione
d’arrivo, inizio 2016, la produzione “I am beautiful”.
Visto al Teatro Camploy di Verona il 27 Marzo 2015
Nessun commento:
Posta un commento