Al Verdi un Don Chisciotte con tanta anima
recensione di Felice Carlo Ferrara
In una trattoria una cameriera e due
ragazzi in blu jeans ascoltano distrattamente la radiocronaca dello storico
sbarco sulla luna. Siamo dunque nell'estate del 1969, eppure proprio in questa
scena irrompono Don Chisciotte e Sancio Panza nel loro aspetto più
tradizionale, quasi sbalzassero direttamente dalle illustrazioni di una vecchia
edizione polverosa. Con questo eclatante effetto anacronistico lo spettacolo di
Emilio Russo sin dall'inizio rende al pubblico il nodo forse più cruciale del
capolavoro di Cervantes. La caratterista principale del suo protagonista è
infatti quella di arrivare in netto ritardo rispetto ai tempi e di alimentarsi
di ideali tramontati da secoli e vividi ormai solo nel cuore nostalgico di
alcuni poeti. I grandi valori della civiltà cortese, la lealtà, la generosità,
e la devozione per la donna amata suonano ormai ridicoli in una società cinica
e disincantata come quella della Spagna del 600 e come la nostra, dove a
guidarci sono solo la fame, il sesso, il denaro, e, in definitiva, i bisogni
primari. Non c'è più spazio per lo spirito, perché non si crede più che alla
materia, a quanto si può concretamente vedere e toccare. E ai nostri occhi Don
Chisciotte non è che un uomo anziano e malconcio, ben lontano dalla forza e
dalla bellezza degli antichi cavalieri. E del resto quale uomo avrebbe davvero
le qualità iperboliche di un Orlando? Come non ridere allora del pretenzioso
slancio di un semplice uomo verso grandi imprese e della sua ferma fiducia in
una futura gloria?
E, tuttavia, sotto gli sghignazzamenti
per il misero antieroe, continua a scorrere la radiocronaca dell'allunaggio. Lo
sbarco sul nostro pallido satellite non riecheggia forse una delle imprese
cavalleresche più famose? Se il nostro sguardo è rivolto sempre verso la terra
e la sua polvere, ciò non vuol dire che qualcuno talvolta non sollevi lo
sguardo verso il cielo per dimostrarci che è possibile superare i propri limiti.
E’ allora che le nostre prospettive dovrebbero capovolgersi. Forse il sogno di
una maggiore grandezza per l’umanità non è così folle; forse la vera follia
dell’uomo è la rinuncia ad una dignità superiore.
Don Chisciotte, pur uscendo sempre
sconfitto nell’inevitabile scontro tra il sogno e la realtà, acquista in realtà
passo dopo passo una statura sempre maggiore ai nostri occhi, e questo perché
ciò che riesce a vedere con la profondità del suo cuore ha certo un fascino e
una bellezza che la nostra visione cinica e materialistica non avrà mai.
Così si comprende infine che la lezione
di Cervantes non consiste tanto in una parodia del mondo cavalleresco e dei
suoi miti, quanto in una critica amara e dura verso una visione della realtà
troppo concreta e disincantata.
La chiamata di Don Chisciotte alle gesta
eroiche non è il grido di un folle ma una incitazione a credere realmente nella
grandezza dell'uomo.
Non è facile portare sulla scena grandi
capolavori della letteratura. Emilio Russo, tuttavia, rielabora il testo con
intelligenza e consapevolezza, e conduce lo spettacolo nella giusta direzione,
arrivando infine a farci assaggiare il cuore dell’opera, dandoci materia di
riflessione e, nello stesso tempo, divertendo e poi emozionando il pubblico. Ad intervallare ogni
scena un trio di talentuosi cantanti e musicisti: Helena Hellwig, Enrico
Ballardini e Riccardo Dell’Orfano.
Vera forza dello spettacolo, tuttavia,
sono i due protagonisti: Alarico Salaroli e Marco Balbi, perfettamente calati
nei rispettivi ruoli di Don Chisciotte e Sancio Panza. I due bravissimi attori non solo
hanno quell’istrionismo carismatico capace di entusiasmare e trascinare ogni
spettatore, ma anche quella profondità d’animo indispensabile per dare vero
spessore a due grandi personaggi come quelli ritratti da Cervantes. Nei loro
sguardi e nelle loro parole possono convivere folle euforia e triste
malinconia, duro sarcasmo e affettuosa ammirazione, comicità e tragedia, satira distruttiva e poesia
alta e carica di dignità. Tutte le grandi contraddizioni necessarie per dare ad
una interpretazione tanta anima.
Consigliatissimo.
Consigliatissimo.
DON CHISCIOTTE - OPERA POP
da Miguel De Cervantes;
con Alarico Salaroli, Marco Balbi e Helena Hellwig,
Enrico Ballardini, Riccardo Dell'Orfano;
musiche Alessandro
Nidi;
costumi: Pamela Aicardi
regia e drammaturgia Emilio Russo
Produzione Tieffe Teatro Milano
Visto al Teatro Verdi di Milano l'11 febbraio 2016
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