quando l'affetto trasforma la diversità in un dono speciale
Recensione di Felice Carlo Ferrara
Un piccolo pulcino d’oca di Tolosa viene salvato da un mercato
di animali per essere introdotto in una fattoria dove finalmente qualcuno potrà dargli delle cure amorevoli; è l’inizio di un lento percorso di integrazione in cui il piccolo protagonista, di una specie piuttosto insolita e quindi diverso
da tutti gli altri, deve affrontare una prima diffidenza generale da parte degli
abitanti della fattoria, per cercare di costruire relazioni man mano più solide, fino
a conquistare, da adulto, un ruolo finalmente riconosciuto all’interno di una sorta di società
di animali. Ma proprio quando sembra che tutto si sia stabilizzato per il
meglio, arriva l’evento peggiore: l’aggressione di una volpe priva l’uccello
del becco, sfigurandolo gravemente. L’animale viene soccorso. L’innesto di un
becco di rame gli salva la vita, ma l’oca rimane sfregiata per sempre.
E’ un ritorno alle condizioni di partenza: l’oca deve di
nuovo fare i conti con la diversità, problema che sperava di aver superato e
che invece torna con una forza tanto maggiore, da sembrare insormontabile…
oppure no, perché forse ciò che conta veramente sono gli affetti: agli occhi di
chi ci ama una nostra anomalia può renderci non diversi, ma speciali.
Ispirato ad una storia vera, lo spettacolo Becco di Rame si pone l’obiettivo di raccontare
ai più piccoli il tema della diversità e della disabilità con la semplicità, l’immediatezza e la verità di cui erano capaci le favole di un tempo. E raggiunge il traguardo, riuscendo
a intenerire lo spettatore, a divertirlo, a emozionarlo e, infine, a lasciargli
qualcosa de
ntro. Merito del coraggio di rappresentare la realtà nella sua concretezza, attraverso il filtro della vita animale, sì, ma senza sottrarre al bambino la complessità e gli ostacoli che caratterizzano l'esistenza di ognuno di noi. La piccola società di animali rappresentata riflette efficacemente la nostra in modo leggero, ma non per questo superficiale; riesce anzi a risultare particolarmente toccante, anche senza indugiare sugli aspetti più tristi della vicenda; per questo incide nello spettatore un importante messaggio di solidarietà.
ntro. Merito del coraggio di rappresentare la realtà nella sua concretezza, attraverso il filtro della vita animale, sì, ma senza sottrarre al bambino la complessità e gli ostacoli che caratterizzano l'esistenza di ognuno di noi. La piccola società di animali rappresentata riflette efficacemente la nostra in modo leggero, ma non per questo superficiale; riesce anzi a risultare particolarmente toccante, anche senza indugiare sugli aspetti più tristi della vicenda; per questo incide nello spettatore un importante messaggio di solidarietà.
Questo spettacolo è dunque la dimostrazione che affrontare temi difficili con i bambini è possibile non accettando un certo grado di approssimazione e censura, come si vede troppo spesso, ma cercando quel giusto equilibrio tra realtà e immaginazione, immedesimazione e distacco dalla narrazione che possa risultare al bambino coinvolgente e comprensibile e, nello stesso tempo, emotivamente tollerabile.
Successo dunque meritato per questa lodevole produzione, in
cui a eccellere non è solo l’esecuzione della tecnica su nero, per cui è
celebre il Buratto, ma anche la narrazione, capace di alternare momenti diversi
tra loro e di assumere un respiro molto ampio. Lo sguardo dello spettatore non
è portato solo sulle vicende del protagonista, ma è condotto in realtà a
esplorare tutta la vita della fattoria e della campagna circostante, con
momenti anche privi di azione ma di grande impatto. A ciò si aggiungono dialoghi
brillanti e, in generale, una drammaturgia solida, cosa tanto rara nel teatro
per l’infanzia.
Impossibile, infine, non evidenziare lo straordinario fascino
delle marionette, dotate di un aspetto davvero accattivante e animate in scena
con una complessità e una professionalità riscontrabile in pochi altre
compagnie.
BECCO DI RAME
Produzione: Teatro del Buratto
Premio Eolo 2018
dal libro di Alberto
Briganti
adattamento
drammaturgico: Ira Rubini
ideazione e messa in
scena:
Jolanda Cappi, Giusy
Colucci, Nadia Milani, Matteo Moglianesi, Serena Crocco
musiche originali di
Andrea Ferrario
in scena: Nadia
Milani, Matteo Moglianesi, Serena Crocco
voci: Francesco
Orlando, Flavia Ripa, Valentina Scudieri, Nadia Milani, Serena Crocco
pupazzi di Chiara De
Rota e Linda Vallone
scenografie e
oggetti: Raffaella Montaldo, Nadia Milani, Matteo Moglianesi, Serena Crocco
luci: Marco Zennaro
direttore di
produzione: Franco Spadavecchia
visto il 14 ottobre 2018 presso il teatro Munari di Milano
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