L'uomo nel diluvio
di
Felice Carlo Ferrara
La crisi economica nel nostro paese perdura e così se ne parla in
televisione, nelle strade, al cinema e anche a teatro. Si sono già visti tanti
spettacoli sul tema del lavoro precario o sulla disoccupazione. "L'uomo nel
diluvio" di Simone Amendola e Valerio Malorni sceglie, tuttavia, di
spostare lo sguardo dal mondo dell'impiego al fenomeno dell'emigrazione,
entrando in un campo forse meno trattato che permette di focalizzare
l'attenzione su sentimenti molto intimi ed emozioni che abbiamo ancora bisogno
di comprendere.
Significativamente lo spettacolo si apre con un uomo che si toglie giacca,
camicia e pantaloni e cerca di ricreare sul palcoscenico il suo bagno privato,
la sua vita più segreta. Non è un personaggio teatrale, è Valerio Malorni, un
attore che rinuncia alla maschera della finzione per aprire una porta nel suo
cuore e capire quali emozioni scuote la parola emigrazione: forse un paese
straniero come la Germania può offrire prospettive di vita più alettanti da un
punto di vista economico, ma sono pur sempre prospettive che escludono la
propria casa e il proprio bagaglio affettivo. Nessuno può mettere in valigia la
propria famiglia, la compagnia di amici, né tutto quello che un luogo o un
oggetto può significare. Partire per una nuova vita è una scommessa che
comincia subito con una pesante rinuncia al proprio passato. Chi emigra è forse
come Noè, che sale sull'arca consapevole che tutto quello che lascia fuori dal
suo bagaglio sarà distrutto dal diluvio.
Lo spettacolo non vuole tuttavia fermarsi a qualche riflessione. Vuole
piuttosto riferire esperienze reali di vita vissuta. Così Valerio Malorni ha
coraggiosamente accettato di vestire i panni di un moderno Noè e ha
effettivamente affrontato un periodo da emigrato a Berlino. E quel che si offre
oggi allo spettatore non è tanto uno spettacolo, quanto un racconto
personalissimo operato senza filtri. Questo si traduce in un linguaggio
teatrale molto povero, fatto più di parole che di azioni, supportato solo da
qualche proiezione video e pochissimi oggetti scenici, un linguaggio che
tuttavia può avere un impatto molto forte sullo spettatore. Tutto è infatti
affidato alla sincerità con cui Valerio Malorni si confessa davanti al
pubblico, e al valore di un'esperienza davvero significativa.
Perché nella grigia e fredda esistenza trascinata in quei mesi a Berlino,
l'attore è riuscito a creare una breccia nella corazza del popolo tedesco,
strappando al pubblico straniero una confessione toccante che, dopo tanti numeri
e tante statistiche, riporta finalmente in primo piano il dato umano su quello
economico.
Uno spettacolo su un tema che era necessario affrontare, quindi, ben sorretto da un Valerio Malorni capace di essere sul palco uomo prima che attore, e scritto con intelligenza.
Alla stesura del testo e alla regia ha contribuito anche Simone Amendola,
già Premio Ilaria Alpi (2010), Premio Solinas (2014) e Premio Oreste per
"Porta Furba".
"L'uomo nel diluvio" ha vinto il premio IN-BOX 2014.
Visto a Campo Teatrale il 15/11/2014.
L’uomo nel diluvio
Con Valerio Malorni
Idea, testo, regia: Simone Amendola, Valerio Malorni
Costumi: Maria Linda Fusella
Organizzazione: Floriana Pinto Longo
Una produzione: Blue Desk
Residenza produttiva: Carrozzerie n.o.t.
Con la collaborazione di Zètema
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