La mia
massa muscolare magra:
l'uomo ormai privo di orizzonti metafisici
di Felice Carlo Ferrara
I padri della nostra cultura, da Dante a Manzoni, hanno sempre costruito i
loro insegnamenti etici e morali su una solida fede cristiana e su una forte
adesione alla filosofia antica e moderna. In un'epoca in cui l'artista è spesso
ateo e piuttosto restio alla filosofia, diviene molto arduo per lui non solo
darsi un codice etico, ma anche raggiungere una dimensione esistenziale che
sappia andare al di là dei meri bisogni fisici e del semplice sfogo sessuale. È
quanto ci hanno raccontato grandi figure come Moravia, Fellini o Antonioni con
ritratti di uomini che, superati i limiti di una morale assunta passivamente
dal cattolicesimo, non sapevano poi che dissiparsi in esistenze vuote e
distruttive, annullando le proprie potenzialità intellettuali per dedicarsi ad
incontri sessuali svuotati di ogni affettività. I quadri da loro composti non
erano tuttavia del tutto desolanti, perché dimostravano ancora una capacità di
autoanalisi profonda e carica di dignità.
Lo sconforto sarebbe invece più grave se si dovesse constatare nell'artista
un venir meno anche di una visione profonda della realtà, tanto da rendere
l'ampiezza della sua riflessione più ridotta di quella della persona comune. La
sua funzione sarebbe infatti inutile.
Daniele Pitari in La mia massa muscolare magra
Tobia Rossi, tra gli autori scelti per la rassegna Trame d'autore tenutasi
al Piccolo di Milano e dedicata alle nuove voci della drammaturgia
contemporanea, con lo spettacolo La mia massa muscolare magra riprende il
discorso sulla condizione dell'uomo privo ormai dei condizionamenti morali di
un tempo e incapace tuttavia di trovare un equilibrio e di dare un senso alto alla propria esistenza.
Al centro del dramma un attore la cui vita si riduce ad una ricerca
inesausta di incontri sessuali consumati in fretta e spogliati di ogni
affettività. Complice il mondo virtuale di internet, che, grazie ai suoi
orizzonti infiniti, può moltiplicare all'inverosimile le occasioni di discesa
nell'abisso della ninfomania. La rete può infatti divenire un vero e proprio
oceano, sconfinato e affascinante, ma infine anche estremamente ripetitivo ed
alienante. Così il protagonista, affondando in continuazione lo sguardo nelle
onde della virtualità, trova sì le chiavi di accesso per aprire tante e tante
porte che nella realtà rimarrebbero sbarrate, ma, superato ogni uscio, anziché
trovare una soluzione alla sua cronica insicurezza, subisce invece un
appiattimento della propria identità e un progressivo svuotamento umano. Perché
il cuore è un muscolo che richiede esercizio, e più viene abbandonato, più si
restringe.
Superare ogni senso di colpa verso la sessualità non è quindi una gran
conquista, se nel contempo si smarrisce una dimensione spirituale o
intellettuale e si fatica a raggiungere un equilibrio interiore.
Ma cosa si nasconde infine dietro l'affanno del protagonista? Il desiderio
di correggere, respingere e cancellare un'immagine di sé maturata nell'infanzia
che non poteva rispondere ai canoni di apprezzamento di una società
superficiale.
Come altri lavori di Tobia Rossi, anche questo spettacolo è stato portato
in scena da Manuel Renga di Chronos 3, che realizza qui una regia
piuttosto elegante: uno spazio bianco ed essenziale è occupato da sedie vuote e
trasparenti che evocano il senso di solitudine mai esplicitato, ma comunque al
centro del testo. E appena si arresta il fiume di parole del protagonista,
brevi proiezioni video invadono la scena riempiendola e provocando un forte
impatto nello spettatore. Un ottimo lavoro di luci, inoltre, valorizza e
supporta con sapienza la narrazione.
A questo si aggiunge l'intensa interpretazione di Daniele Pitari, già
apprezzato protagonista di Portami in un posto carino (spettacolo ancora
firmato da Tobia Rossi e Manuel Renga), e anche qui capace di passare con
disinvoltura da registri comici a momenti drammatici, mantenedo sempre una
lodevole naturalezza e dando un buono spessore al personaggio.
Quel che può lasciare perplessi è la drammaturgia. Si riscontrano di fatto
più dovizia e prolissità nel descrivere i rapporti oro-genitali, che
nell'approfondire la questione di fondo. Il male esistenziale del protagonista
fatica così ad assumere una dimensione universale e viene infine a mancare un
messaggio da lasciare al pubblico che vada al di là della premessa presa di
distanza dal sesso facile.
Infine la scelta di concentrare tutta l'attenzione su un unico personaggio
negativo di orientamento non eterosessuale fa cadere lo spettacolo nel rischio
che lo spettatore medio legga il dramma come un ritratto grottesco e impietoso
di tutto il mondo omosessuale, avvalorando chi automaticamente associa
l'omosessualità alla promiscuità più disinvolta, alla superficialità e alla
perversione. In una società che stenta ancora a rinunciare all'omofobia,
assumersi rischi di questo tipo è quantomeno inutile.
Peraltro da una compagnia teatrale che comprende più elementi di
orientamento omosessuale è lecito aspettarsi più sensibilità al problema.
La mia massa muscolare magra
drammaturgia: Tobia Rossi
regia: Manuel Renga
con Daniele Pitari
assistente alla regia e video editing: Andrea Finizio
scene e luci: Aurelio Colombo
produzione CHRONOS3
Spettacolo nato in occasione della residenza della compagnia CHRONOS3
presso gli spazi di Residenza Idra a Brescia nel 2014
Presentato in anteprima nazionale a Brescia
nella sezione Open Up del Wonderland Festival 2014
Selezionato nella sezione della Giovane Drammaturgia Italiana
al Festival TRAMEDAUTORE 2014 Outis/Piccolo Teatro di Milano
Visto presso il Teatro Libero di Milano
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