martedì 11 novembre 2014

Il cielo degli Orsi di Teatro Gioco Vita



Il cielo degli orsi: uno sguardo verso l'alto 
per chi ancora non può capire la vita e la morte

di Felice Carlo Ferrara

 
Un giovane orso un mattino di primavera si sveglia dal letargo e decide di diventare papà. Ma come si diventa genitori di un cucciolo? La fantasia di un bambino può essere soddisfatta da mille favole: quella della cicogna o quella del campo di rape; quando si cresce, però, diviene necessario superare le tante menzogne che coprono la verità sulla riproduzione ed entrare con una consapevolezza nuova nel mondo degli adulti.

Un cucciolo di orso, invece, si interroga sulla scomparsa del nonno e desidera conoscere l'Aldilà che immagina essere il cielo: lì forse tutti gli orsi ormai scomparsi continuano a giocare e a divertirsi come un tempo. Non sarebbe allora bello raggiungerlo subito, per rivedere i propri cari? Questo pensiero porta il cucciolo a offrirsi agli animali più feroci, ma in verità il momento della morte è per lui ancora lontano. La vita vuole offrirgli ancora nuove esperienze, esperienze terrene. E a riportarlo alla dimensione concreta dell'esistenza sarà il richiamo affettuoso dei genitori. 


"Il cielo degli Orsi" è quindi uno spettacolo in due capitoli dedicato a temi di sicuro interesse: la nascita e la morte, il tutto con il linguaggio suggestivo delle ombre che Teatro Gioco Vita anima con grazia e creatività. Nascono così momenti di straordinaria bellezza, che valgono da soli la visione dello spettacolo a un pubblico di ogni età.
Merito per gran parte delle splendide marionette, ma anche di una regia fantasiosa, che muove continuamente la scena, cerca nuovi giochi di luce e, quando sembra che tutto il possibile sia stato fatto, scompone il fondale in tanti piccoli quadri, lasciando ad ognuno un piccolo frammento di storia da raccontare. E merito di una colonna sonora notevole e di grande impatto.


Non ci possono essere dubbi, quindi, sulla qualità teatrale di questo spettacolo.
Qualche perplessità può rimanere forse per il testo, costruito per momenti molto simili tra loro e senza particolari sviluppi. Una drammaturgia, quindi, non ricca quanto l'apparato visivo messo in campo. Nonostante le situazioni narrative di partenza aprano le porte a vaste possibilità di riflessione sul mistero della nascita della vita e sulla morte, o alla possibilità di affrontare le emozioni più profonde, la scelta degli autori non è quella di immergersi in questo problematico ma affascinante campo d'indagine, quanto quello di accompagnare il bambino verso una rinuncia al proprio fantasticare su una dimensione metafisica dell'esistenza. Il Cielo degli orsi sognato dai due protagonisti non è infatti visto come volo necessario verso qualcosa di più alto per superare il dolore di una vita insoddisfacente, ma come scollegamento pericoloso verso la realtà più concreta, dove, più che i pensieri e l'immaginazione, conta l'esperienza materiale.


 Il cielo degli orsi
Dall'opera di Dolf Verroen & Wolf Erlbruch
Una produzione di Teatro Gioco Vita

Con Deniz Azhar Azari, Andrea Coppone
Regia e scene: Fabrizio Montecchi
Sagome: Nicoletta Garioni e Federica Ferrari ispirate ai disegni di Wolf Erlbruch
Coreografie: Valerio Longo
Musiche: Alessandro Nidi
Costumi: Tania Fedeli
Luci: Anna Adorno
Realizzazione scene: Sergio Bernasani

Visto nell'edizione 2014/2015 dell'IF festival organizzato dal Teatro del Buratto.

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