domenica 7 dicembre 2014

La mia massa muscolare magra



La mia massa muscolare magra: 
l'uomo ormai privo di orizzonti metafisici

di Felice Carlo Ferrara



I padri della nostra cultura, da Dante a Manzoni, hanno sempre costruito i loro insegnamenti etici e morali su una solida fede cristiana e su una forte adesione alla filosofia antica e moderna. In un'epoca in cui l'artista è spesso ateo e piuttosto restio alla filosofia, diviene molto arduo per lui non solo darsi un codice etico, ma anche raggiungere una dimensione esistenziale che sappia andare al di là dei meri bisogni fisici e del semplice sfogo sessuale. È quanto ci hanno raccontato grandi figure come Moravia, Fellini o Antonioni con ritratti di uomini che, superati i limiti di una morale assunta passivamente dal cattolicesimo, non sapevano poi che dissiparsi in esistenze vuote e distruttive, annullando le proprie potenzialità intellettuali per dedicarsi ad incontri sessuali svuotati di ogni affettività. I quadri da loro composti non erano tuttavia del tutto desolanti, perché dimostravano ancora una capacità di autoanalisi profonda e carica di dignità.
Lo sconforto sarebbe invece più grave se si dovesse constatare nell'artista un venir meno anche di una visione profonda della realtà, tanto da rendere l'ampiezza della sua riflessione più ridotta di quella della persona comune. La sua funzione sarebbe infatti inutile.


Daniele Pitari in La mia massa muscolare magra

Tobia Rossi, tra gli autori scelti per la rassegna Trame d'autore tenutasi al Piccolo di Milano e dedicata alle nuove voci della drammaturgia contemporanea, con lo spettacolo La mia massa muscolare magra riprende il discorso sulla condizione dell'uomo privo ormai dei condizionamenti morali di un tempo e incapace tuttavia di trovare un equilibrio e di dare un senso alto alla propria esistenza.



Al centro del dramma un attore la cui vita si riduce ad una ricerca inesausta di incontri sessuali consumati in fretta e spogliati di ogni affettività. Complice il mondo virtuale di internet, che, grazie ai suoi orizzonti infiniti, può moltiplicare all'inverosimile le occasioni di discesa nell'abisso della ninfomania. La rete può infatti divenire un vero e proprio oceano, sconfinato e affascinante, ma infine anche estremamente ripetitivo ed alienante. Così il protagonista, affondando in continuazione lo sguardo nelle onde della virtualità, trova sì le chiavi di accesso per aprire tante e tante porte che nella realtà rimarrebbero sbarrate, ma, superato ogni uscio, anziché trovare una soluzione alla sua cronica insicurezza, subisce invece un appiattimento della propria identità e un progressivo svuotamento umano. Perché il cuore è un muscolo che richiede esercizio, e più viene abbandonato, più si restringe.
Superare ogni senso di colpa verso la sessualità non è quindi una gran conquista, se nel contempo si smarrisce una dimensione spirituale o intellettuale e si fatica a raggiungere un equilibrio interiore.
Ma cosa si nasconde infine dietro l'affanno del protagonista? Il desiderio di correggere, respingere e cancellare un'immagine di sé maturata nell'infanzia che non poteva rispondere ai canoni di apprezzamento di una società superficiale.


Come altri lavori di Tobia Rossi, anche questo spettacolo è stato portato in scena da Manuel Renga di Chronos 3, che realizza qui una regia piuttosto elegante: uno spazio bianco ed essenziale è occupato da sedie vuote e trasparenti che evocano il senso di solitudine mai esplicitato, ma comunque al centro del testo. E appena si arresta il fiume di parole del protagonista, brevi proiezioni video invadono la scena riempiendola e provocando un forte impatto nello spettatore. Un ottimo lavoro di luci, inoltre, valorizza e supporta con sapienza la narrazione.
A questo si aggiunge l'intensa interpretazione di Daniele Pitari, già apprezzato protagonista di Portami in un posto carino (spettacolo ancora firmato da Tobia Rossi e Manuel Renga), e anche qui capace di passare con disinvoltura da registri comici a momenti drammatici, mantenedo sempre una lodevole naturalezza e dando un buono spessore al personaggio.
Quel che può lasciare perplessi è la drammaturgia. Si riscontrano di fatto più dovizia e prolissità nel descrivere i rapporti oro-genitali, che nell'approfondire la questione di fondo. Il male esistenziale del protagonista fatica così ad assumere una dimensione universale e viene infine a mancare un messaggio da lasciare al pubblico che vada al di là della premessa presa di distanza dal sesso facile.
Infine la scelta di concentrare tutta l'attenzione su un unico personaggio negativo di orientamento non eterosessuale fa cadere lo spettacolo nel rischio che lo spettatore medio legga il dramma come un ritratto grottesco e impietoso di tutto il mondo omosessuale, avvalorando chi automaticamente associa l'omosessualità alla promiscuità più disinvolta, alla superficialità e alla perversione. In una società che stenta ancora a rinunciare all'omofobia, assumersi rischi di questo tipo è quantomeno inutile.
Peraltro da una compagnia teatrale che comprende più elementi di orientamento omosessuale è lecito aspettarsi più sensibilità al problema.

La mia massa muscolare magra
 drammaturgia: Tobia Rossi 
regia: Manuel Renga 
con Daniele Pitari 
assistente alla regia e video editing: Andrea Finizio 
scene e luci: Aurelio Colombo 
produzione CHRONOS3

Spettacolo nato in occasione della residenza della compagnia CHRONOS3
presso gli spazi di Residenza Idra a Brescia nel 2014
Presentato in anteprima nazionale a Brescia
nella sezione Open Up del Wonderland Festival 2014

Selezionato nella sezione della Giovane Drammaturgia Italiana
al Festival TRAMEDAUTORE 2014 Outis/Piccolo Teatro di Milano

Visto presso il Teatro Libero di Milano


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