mercoledì 1 aprile 2015

Oratorio per Eva



EVA: dall’Eden al Caos e ritorno. 

Un esperimento di consapevolezza.



di Monica Ceccardi

 

Siamo gettati dentro la creazione dalla luce strobo che ci pone in uno stato d’urgenza e tremore. La scena è organica, viva, delimitata da pareti di boa di seta color carne. In fondo al palco a sinistra cadono dal soffitto quattro luci da stadio che circoscrivono un cerchio di luce piccolo, dentro il quale una figura nuda sorge all’esistenza. E’ un lungo parto, una gestazione ancestrale, dolce e inquietante ad un tempo. Il corpo dapprima sciolto, nel silenzio assoluto germoglia, e poi suoni elettronici scandiscono le tappe di questa nascita. Il battito cresce e lei, Eva, nasce. Si spoglia della sua nudità e si veste di rosso. Ci avvisa che questo è il suo primo giorno di vita. Sulla scena un coro di cinque voci canta i madrigali di Monteverdi, e lei felice vive, salta, manda baci e sospiri.



Poi qualcosa si spezza, ora è una marionetta rotta. Il fumo ce la nasconde un poco, mentre cinque uomini e un bambino la circondano. Lei ci dà le spalle, li osserva, e loro le gridano “puttana”, “onesta”, “donna” “tentatrice”, “furba”, “mamma”. Solo il bimbo alla fine, continua a chiamarla, “mamma, mamma, mamma…” Lei si scioglie in acqua, ha una crisi, il corpo epilettico, davanti al figlio. Quando si rianima, ci dice di avere la sensazione di essere un esperimento, nient’altro di più. Un violinista suona, il coro canta, e lei tramortita si aggira sul palco come smarrita. Guarda il cielo e sembra indicare la terra, con paura, come a chiedere a Dio perché è stata gettata quaggiù. Gli uomini ora le si inchinano davanti, in preghiera, il bimbo continua a guardarla. Ecco che allora dalla crisi Eva sembra riemergere con nuova consapevolezza: ora sa di essere bella, conosce la storia, può vedere, provare tristezza… Ora sa che è stato l’uomo a scegliere questa versione di tutto. Ci racconta di sua nonna, abusata dal padre, e di come, una volta tentato di denunciarlo, sia stata picchiata ancora, e di come l’eco di questi abusi si sia propagata su tutte le donne della sua famiglia. Però lei, Eva, vuole redimerle e redimersi. Vuole esporre quelle ferite alla luce. Questo, tutto questo che vediamo, è per lei un esperimento di fiducia, bellissimo.


 
Zappalà crea una partitura scenica mescolando diversi elementi: dai frammenti del “Diario di Eva” di Mark Twain, all’uso del coro, del violino, dell’elettronica e degli uomini in scena selezionati a Verona per quest’unica data. L’esperimento funziona grazie soprattutto alla straordinaria bravura della danzatrice Maud de la Purification, che riesce a farsi calamita vibrante di tutto ciò che le gravita attorno. Resta tuttavia il sapore di esperimento, in cui le parti che lo compongono a volte restano isolate, scisse, come smarrite. Ma Eva lo sa, lei stessa è l’esperimento. Ecco che allora la scatola del Teatro ancora una volta dichiara la sua magia, si accende e risuona al ritmo di questa nuova e antica Epifania.



Transiti Humanitatis #2
ORATORIO PER EVA
da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà
coreografia e regia Roberto Zappalà
musiche originali Giovanni Seminerio
altre musiche Claudio Monteverdi, Madrigali (dal libro II “Non si levava ancora l’alba novella”, “E dicea l’una sospirando allora” ,“Non m’è grave il morir”)
danza e collaborazione Maud de la Purification
al violino Giovanni Seminerio
voci Quintetto Zefiro
in scena anche dieci corpi in transito
luci, scene e costumi Roberto Zappalà
realizzazione scene e costumi Debora Privitera
foto Lorenzo Gatto

il progetto Transiti Humanitatis è una produzione
compagnia zappalà danza – Scenario Pubblico international choreographic centre Sicily
in collaborazione con
Impulstanz (Vienna)
Teatro Garibaldi/Unione dei Teatri d’Europa (Palermo)
Teatro Comunale di Ferrara
Teatro Massimo Bellini Catania
“Oratorio per Eva” è, dopo “Invenzioni a tre voci”, la seconda tappa del progetto Transiti Humanitatis; ulteriore cammino di un percorso che avrà come stazione d’arrivo, inizio 2016, la produzione “I am beautiful”.

Visto al Teatro Camploy di Verona il 27 Marzo 2015

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